Pandemie vecchie e nuove a Monte Porzio Catone

ARTICOLO PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE IL 24 MAGGIO 2020

Per coloro che hanno dei dubbi sulle restrizioni di libertà che abbiamo subito (e che stiamo subendo) a causa della pandemia di corona-virus e all’opportunità di permettere o meno gli spostamenti o di interrompere le pubbliche cerimonie, riportiamo un testo che racconta di una epidemia di colera che colpì l’Italia e il piccolo paese di Monte Porzio Catone alle porte di Roma nel 1837.

Il brano è tratto dal libro: Rimembranze degli ultimi Quattro Papi e di Roma ai tempi loro di Nicholas Wiseman:

<<L’anno 1837 fu un anno sinistro negli annali dello Stato Pontificio. Il colera aveva visitato diverse parti dello Stato e aveva particolarmente infierito in Ancona. 
Ogni luogo afflitto venne soccorso liberamente dal Papa sia con i suoi capitali propri che con quelli provenienti da fonti pubbliche non tralasciando allo stesso tempo alcun provvedimento di prevenzione nella sua Capitale. 
Sarebbe superfluo dire che ogni atto religioso di espiazione fu adempiuto a dovere. […] Vi fu una processione solenne nella quale il Santo Padre andò a piedi. Ma alcuni posero in dubbio la prudenza di affollare a quel modo le strade e sembrò che gli eventi li giustificassero solo in parte. Venne formata una commissione sanitaria fortemente voluta dal Papa.

Papa Gregorio XVI allora regnante


Si andò alla ricerca di ospedali supplementari e il Collegio Inglese fu offerto senza riserva alle autorità con l’assistenza degli alunni a conforto degli ammalati. L’edificio venne esaminato e accettato come ospedale per i convalescenti ma non ritennero necessario l’aiuto degli studenti i quali, costretti ad abbandonare la casa, si ritirarono nella loro villa Tuscolana di Monte Porzio.

Qui trovammo un vero stato di assedio. Ogni città e ogni villaggio esercitava rigorosamente i propri diritti municipali e si circondava di un cordone sanitario che impediva qualsiasi accesso ad estranei, impenetrabile come il drago a guardia del giardino delle Esperidi. Ogni comunicazione con i casali vicini era, quindi, sospesa e la capitale poteva essere visitata solo di nascosto.


Nel nostro villaggio di Monte Porzio organizzammo un comitato di sanità, composto unicamente di monteporziani e di inglesi. Ogni stanza di ogni casa era visitata, pulita e, all’occorrenza, imbiancata, qualsiasi cosa nociva veniva rimossa, provviste sane somministrate a chi ne avesse bisogno e poiché le visite mediche nei comuni romani sono a carico pubblico (non sempre disponibile) somministravamo gratuitamente ogni rimedio.

Fu così che mantenemmo sano e allegro il nostro caro villaggio di Monte Porzio provvedendo anche ad ampi mezzi di ricreazione per noi stessi e per gli abitanti più colti.

[…] Così passò finalmente il flagello, l’angelo vendicatore ringuainò la sua spada dopo aver fatto aumentare la mortalità di un anno (tra una Pasqua e l’altra) da 3000 a 12000 morti.
Nacquero allora nuovi doveri. Il Santo Padre si pose egli stesso alla testa di una sottoscrizione per educare i molti orfani lasciati destituiti dal flagello. 

Guendalina Talbot Borghese


La carità fu allora universale. Il Collegio Inglese, come molti altri istituti, prese a mantenere due ragazzi. Si aprirono delle case grazie a contribuzioni caritatevoli per i sopravvissuti rimasti soli e tra i più attivi operatori di questa carità vi era l’inglese principessa Borghese (già Lady Guendalina Talbot, figlia del conte di Shrewsbury) signora splendente di singolari doti la cui memoria è ancora viva in Roma nelle orazione dei poveri e nell’ammirazione dei grandi.>>

Per molti versi l’epidemia e la reazione dell’autorità (all’epoca il paese faceva parte dello Stato Pontificio per cui il Papa Gregorio XVI si preoccupò anche della gestione “civile”) è sorprendentemente simile a quello che stiamo vivendo in questi giorni: la discussione sull’opportunità o no di mantenere aperte le cerimonie pubbliche, il papa che si reca in preghiera a piedi da solo, la commissione sanitaria (oggi chiamata task force), la ricerca di ospedali temporanei, il cordone sanitario (lockdown)…

Il Papa da solo in preghiera a San Pietro

Certo nel 1837 vi fu una mortalità triplicata rispetto alla norma – per cui stavolta possiamo considerarci fortunati.
Quello che fu evidente all’epoca, una volta terminata l’epidemia, fu la solidarietà di tutti verso chi aveva subito danni. Allora erano vite umane che avevano lasciato bambini orfani, oggi, fortunatamente, soltanto danni economici.
Una vera comunità, però, dovrebbe unirsi anche oggi per sostenere le persone e le attività commerciali che si trovano più in difficoltà a causa della malattia.

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Nicholas Wiseman fu rettore del Venerabile Collegio Inglese di Roma che ebbe in Monte Porzio Catone una casa di villeggiatura che utilizzò per oltre tre secoli. Il Collegio, ancora oggi esistente, ha recentemente dedicato un articolo del proprio blog (da cui è tratta la foto ad inizio di questo articolo) alla villeggiatura nel nostro paese.

Il ritratto di Gregorio XVI è opera dello straordinario pittore classe 1983 Giovanni Gasparro.

Guendalina Talbot Borghese, nobile benefattrice che morì all’età di soli 22 anni, fu una figura molto celebre nella Roma dell’Ottocento. Un ritratto della principessa si trova QUI.

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A seguito dell’articolo sono stato contattato dal Collegio Inglese (una vecchia conoscenza) che mi chiedeva di poter utilizzare parte del testo sopra riportato per un articolo dal titolo ‘A State of Siege’: the Roman Cholera Epidemic of 1837 che FR Nicholas Schofield stava preparando e che il 14 luglio 2020 ha pubblicato sul sito degli ARCHIVI del Collegio.

Nei credits viene citato anche questo articolo: